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Domande e dubbi?Scopri le risposte alle domande più frequentiAnsia, panico e fobie Le cause dell'ansia e del panico sono biologiche e psicologiche. Scansioni del cervello di persone che soffrono di disturbi d'ansia suggeriscono che non avrebbero abbastanza GABA, una sostanza chimica che permette la comunicazione tra i neuroni, controlla il livello di attivazione del sistema nervoso ed ha un effetto calmante. Imparare a vedere il mondo come pericoloso o se stessi come insicuri o deboli; avere una o più esperienze dolorose o uno stress cronico, soprattutto senza trovare comprensione, sono possibili cause psicologiche dell'ansia e del panico. La causa delle fobie semplici non è sempre nota. Spesso si tratta di una risposta ad una situazione spiacevole, come nel caso di chi sviluppa una claustrofobia dopo essere rimasto chiuso in un luogo da piccolo. Alcune fobie, come la paura dei ragni, tendono a ripetersi nell'ambito della stessa famiglia. Si pensa che ciò possa dipendere dal fatto che i figli "imparano" la paura dai genitori nel corso dell'educazione. Le cause delle fobie complesse, come l'agorafobia e la fobia sociale, sono poco chiare. Avere un parente di primo grado colpito da agorafobia aumenta la possibilità di sviluppare lo stesso disturbo di 1 a 5, forse con un meccanismo simile a quello descritto per la fobia dei ragni (il rischio normale è di 1 su 10). La fobia sociale può essere la conseguenza di un'esperienza di ansia intensa in una situazione sociale, di solito in una delle prime esperienze di esposizione agli altri. La fobia sociale può dipendere anche dall'incapacità di superare la timidezza naturale in una persona introversa. L'ansia generalizzata non è ereditaria, ma avere un parente di primo grado colpito aumenta il rischio di 1 a 5. Il panico non è ereditario, ma avere un parente di primo grado colpito aumenta il rischio di 1 a 5. Le fobie non sono ereditarie, ma in alcuni casi tendono a colpire più membri della stessa famiglia. Avere un parente di primo grado colpito aumenta il rischio di avere una fobia da 1 su 10 a 1 su 5. Nel caso dei disturbi d'ansia di solito è necessario prendere gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, gli antidepressivi triciclici o gli IMAO e i beta-bloccanti per almeno 6 mesi dopo il miglioramento dei sintomi, mentre è opportuno non prolungare il trattamento con ansiolitici (benzodiazepine) oltre 4-8 settimane per il rischio di dipendenza. Gli antidepressivi usati nella terapia dell'ansia non danno dipendenza, ma devono essere presi secondo le indicazioni del medico perchè smettere improvvisamente, dimenticare o ridurre la dose può causare sintomi da sospensione. I sintomi da sospensione più comuni sono peggioramento dell'ansia, vertigini, stordimento, formicolio, mal di testa, sudorazione, nausea, vomito, mal di stomaco, difficoltà a dormire. Gli ansiolitici, invece, danno dipendenza e dovrebbero essere presi per un periodo di tempo limitato. Demenza Quando una persona scopre di avere la demenza ha paura di averla ereditata e di poterla trasmettere ai suoi figli. I familiari di chi soffre di demenza hanno paura di avere un rischio maggiore di sviluppare la stessa malattia, rispetto alle altre persone. La demenza è ereditaria e viene trasmessa da una generazione all'altra solo in pochi casi, come conseguenza di mutazioni di alcune regioni del DNA. La malattia di Alzheimer non è ereditaria, in genere, e avere un genitore o un parente stretto malato aumenta di poco il rischio di sviluppare la stessa forma di demenza, rispetto alle altre persone. Esistono forme molto rare di malattia di Alzheimer ereditaria, che di solito colpiscono persone giovani e riguardano meno di 1 caso su 1000. La ricerca medica ha individuato, finora, alcuni geni, cioè regioni del DNA (che si chiamano APP, PSEN-1, PSEN-2) responsabili dei casi ereditari della demenza di Alzheimer. Le persone che hanno uno di questi geni hanno un rischio di ammalarsi di 1 su 2, tendono ad ammalarsi di demenza da giovani, cioè a 30-40 anni, e hanno numerosi casi di demenza in famiglia. Chi non eredita la malattia, non può neanche trasmetterla ai suoi figli. La demenza vascolare non è ereditaria, in genere. Esistono forme molto rare di demenza vascolare ereditaria , causate da mutazioni di alcuni regioni del DNA (che si chiamano Notch3 e APP e causano due forme di demenza vascolare ereditaria che hanno nomi particolari, cioè CADASIL e HCHWA). La demenza fronto - temporale è ereditaria nel 50% dei casi circa e alcune delle forme ereditarie sono legate a mutazioni dei cromosomi 3 e 17. La causa delle altre forme di demenza fronto - temporale è sconosciuta. Il rischio, cioè la possibilità di avere la demenza, dipende da un insieme di fattori genetici e ambientali. Alcune persone hanno un rischio maggiore di avere la demenza per la presenza di alcuni fattori di rischio, ma ciò non significa che sono destinate sicuramente ad avere questa malattia. L'età è il fattore di rischio più importante per la demenza. Anche se è possibile ammalarsi da giovani, le possibilità che questo succeda aumentano con l'invecchiamento. 1 persona su 50 nella fascia d'età 65-70 anni ha una forma di demenza, mentre oltre gli 80 anni 1 persona su 5 ha la demenza. Il sesso è un fattore di rischio importante in alcune forme di demenza. Le donne hanno un rischio leggermente maggiore di avere la malattia di Alzheimer. Gli uomini hanno un rischio maggiore di avere la demenza vascolare. La sclerosi multipla, la sindrome di Down, l'infezione da HIV, l'obesità, il diabete, problemi al cuore, il colesterolo e la pressione alta non trattati, aumentano il rischio di avere la demenza. I traumi cranici gravi o ripetuti aumentano di 3-4 volte il rischio di demenza. L'alcolismo aumenta il rischio di demenza (sindrome di Korsakoff). L'alluminio, un metallo presente nell'ambiente, è stato a lungo considerato una possibile causa della demenza di Alzheimer, ma la maggioranza degli scienziati ritiene che non esista un rapporto di causa-effetto. Il rame e lo zinco, metalli che sono normalmente presenti in alcuni cibi, sembrano invece avere un ruolo protettivo, perchè hanno un effetto "antiossidante" che protegge i neuroni. No, la maggior parte delle forme di demenza non guarisce, ma i farmaci possono rallentare la malattia. No, chi soffre di demenza non può controllare il suo comportamento con la volontà ed è inutile cercare di "far capire" che quello è un comportamento "sbagliato" ad una persona che non è in grado di rendersene conto. Questo è vero soprattutto nelle fasi iniziali della malattia, quando la consapevolezza di non avere il controllo di sè, durante i momenti di lucidità, può causare una sofferenza drammatica. Per capire come sta una persona che soffre di demenza, immaginate di non avere più il controllo di voi stessi e la capacità di farvi capire... Il comportamento "strano" di una persona che soffre di demenza può causare, nei suoi familiari e amici, un senso di impotenza, frustrazione e irritazione che porta a rimproveri frequenti e a tentativi di "correggere" o "educare di nuovo" il proprio caro, ma questo è inutile. Uno degli aspetti più difficili da affrontare per chi vive con una persona che ha la demenza è il comportamento ripetitivo, cioè fare la stessa cosa, lo stesso gesto o la stessa domanda continuamente. Chiedere la stessa cosa continuamente è un aspetto tipico e molto frustrante della demenza che dipende non solo dalla perdita di memoria, ma anche dal bisogno di rassicurazione per la paura di perdere completamente la capacità di fare le cose. Chi vive o ha a che fare con una persona con questo problema dovrebbe ricordare che questo è un sintomo e dovrebbe essere affrontato con pazienza e rispetto, incoraggiando la persona a trovare la risposta da sola (per esempio, se la domanda ripetuta è "Che ora è?" o "Che giorno è?" può essere più utile suggerire di guardare l'orologio o il calendario, invece di irritarsi per aver già risposto). Chiedere ripetutamente di andare a casa può essere un segno di paura, insicurezza o depressione. La parola "casa" indica, di solito, più che un luogo, un senso di sicurezza legato a ricordi familiari. Una rassicurazione affettuosa è molto più utile di una spiegazione razionale. Dire o fare la stessa cosa più volte , soprattutto gridare, chiamare ad alta voce una persona, camminare su e giù o gesticolare, può essere scatenato dall'agitazione, da un ambiente rumoroso o dallo stress legato alla presenza di una persona nuova, oppure da un dolore fisico, dalla fame o dalla sete o da un'altra necessità che la persona non riesce ad esprimere. Cercare di capire quale può essere, in quel momento, la necessità di chi soffre di demenza è molto più efficace di un rimprovero. Perdere le inibizioni e comportarsi in modo imbarazzante o aggressivo può dipendere da una necessità che non si riesce ad esprimere, dall'incapacità di ricordare le buone abitudini precedenti, ma anche dal fatto che il danno al cervello è localizzato in alcune regioni specifiche, che di norma permettono di avere un comportamento adeguato. Cercare di spostare l'attenzione di chi ha un comportamento imbarazzante o aggressivo su qualcos'altro, con pazienza e tatto, è molto più efficace di un rimprovero. Girare in casa durante la notte può dipendere dall'incapacità di distinguere il giorno dalla notte, oltre che da una necessità che non si riesce ad esprimere. Cercare di capire quale può essere, in quel momento, la necessità di chi soffre di demenza è molto più efficace di un rimprovero. Due accorgimenti utili, se la persona è agitata durante la notte, sono: mettere un orologio in vista e lasciare una luce accesa, perchè le ombre o le sagome di oggetti e mobili possono sembrare pericolose e sconosciute al buio. Seguire i propri familiari e controllare dove sono può dipendere dalla paura e dalla perdita del senso del tempo (i minuti sembrano ore per chi soffre di demenza) e può provocare una forte irritazione nei familiari. La rassicurazione e le distrazioni sono più efficaci dei rimproveri. Nascondere e perdere le cose può dipendere da sentimenti di insicurezza e dal desiderio di stare attaccati a quel poco che si pensa ancora di avere. Questo comportamento può essere molto problematico per i familiari, ma i rimproveri non sono efficaci nè utili. Essere sospettosi e accusare gli altri di un complotto, un tradimento, un furto può dipendere dalla perdita della memoria e dal tentativo di dare un senso a ciò che succede o dall'incapacità di riconoscere le persone familiari. Una rassicurazione paziente e il tentativo di spostare l'attenzione su altro è più efficace di un rimprovero. Per aiutare una persona che soffre di demenza sono necessari un atteggiamento paziente e la capacità di spostare la sua attenzione su qualcosa di rilassante, come la musica, una passeggiata, un animale domestico, ricordando sempre che il suo comportamento, per quanto irritante, non è più sotto il suo controllo. Depressione Il rischio di ricadute dipende dal numero di episodi di malattia: 5 pazienti su 10 hanno una ricaduta dopo il primo episodio, ma il rischio aumenta e 7 pazienti su 10 hanno una ricaduta dopo il secondo episodio, mentre 9 pazienti su 10 hanno una ricaduta dopo il terzo episodio. Se un paziente guarisce, è probabile che abbia una ricaduta 1 anno dopo la fine della terapia. Se un paziente migliora ma non guarisce o se interrompe la terapia prima di quanto stabilito dal medico, è probabile che abbia una ricaduta dopo 100 giorni. La depressione non è ereditaria, ma avere un familiare di primo grado colpito aumenta il rischio che diventa 1 su 10. Spesso i maschi hanno sintomi diversi di depressione che possono ritardare la diagnosi. La depressione nei maschi è identificata tardi per due motivi: • Non si manifesta in genere con alcuni dei sintomi tipici nelle femmine, come crisi di pianto e sentimenti di tristezza; • Si manifesta di solito con irritabilità, crisi di rabbia, sentimenti di frustrazione e sintomi fisici, come cefalea, disturbi gastrointestinali e sessuali. Può manifestarsi anche con disturbi del sonno, ritiro sociale e perdita di interesse come nelle femmine. Una persona che prende farmaci antidepressivi deve continuare per almeno 6 mesi dopo la scomparsa dei sintomi, per diminuire il rischio di una ricaduta. Alcune persone hanno bisogno di prendere gli antidepressivi più a lungo, se hanno ancora qualche sintomo come ansia e insonnia e se hanno avuto altri episodi di depressione in passato. Le persone che hanno avuto due o più episodi depressivi nel passato recente dovrebbero prendere gli antidepressivi per 2 anni. Gli antidepressivi non cambiano il carattere , ma possono cambiare il modo in cui una persona interagisce con gli altri riducendo la sua ansia, irritabilità, tristezza, stanchezza. Questi farmaci non cambiano la capacità di provare emozioni , ma riducono lo squilibrio di neurotrasmettitori (messaggeri chimici che fanno comunicare i neuroni) che cambia la capacità di reagire allo stress. Alcuni pazienti che prendono farmaci antidepressivi si sentono storditi, svogliati, appiattiti. Questa sensazione può essere normale all'inizio del trattamento quando la risposta non è completa, ma se continua può significare che la dose del farmaco deve essere cambiata o che il farmaco non è efficace. Gli antidepressivi non danno tolleranza (riduzione dell'effetto con necessità di aumentare la dose nel tempo) ne dipendenza (necessità di prendere sempre il farmaco) ma se un paziente smette bruscamente di prenderli, dimentica una o più dosi o decide di ridurre la dose può avere sintomi da astinenza/sospensione come nausea, vertigini, stanchezza, mal di testa, ansia, insonnia, difficoltà di concentrazione e difficoltà respiratorie. Questi sintomi sono di solito leggeri e tendono a passare spontaneamente in una settimana. Il farmaco antidepressivo che dà più spesso sintomi da sospensione è la paroxetina. Quando si inizia una terapia con farmaci antidepressivi, 1 paziente su 3 guarisce, 1 paziente su 3 migliora ma non guarisce, 1 paziente su 3 non migliora. Il miglioramento è una risposta parziale che lascia alcuni sintomi, come insonnia, stanchezza, perdita di piacere per i normali interessi, difficoltà di concentrazione. In genere gli antidepressivi iniziano a fare effetto dopo 4-6 settimane, ma può essere necessario aspettare 8 settimane e nel caso degli SSRI 12 settimane per vedere l'effetto pieno. Se un farmaco antidepressivo non funziona, ammesso che sia stato preso regolarmente e alla dose prescritta, aspettare, aumentare la dose, associare un altro farmaco, può ridurre i sintomi in 1 paziente su 2 con depressione grave o resistente, prima di interrompere e dire che il farmaco non è efficace. Lo studio STAR-D (Trattamenti Sequenziali Alternativi per Alleviare la Depressione) condotto negli Stati Uniti per valutare l'efficacia di farmaci antidepressivi comunemente prescritti a pazienti con depressione cronica ha dimostrato alcuni dati: • 1 paziente su 3 ha un miglioramento significativo dei sintomi con la prima prescrizione a dosi standard di un SSRI, il tipo di antidepressivi più prescritto. • Sono necessarie fino a 12 settimane per avere una risposta adeguata ad un farmaco antidepressivo SSRI. • Se il primo trattamento non riduce i sintomi, passare ad un altro farmaco è efficace in 1 paziente su 4. • Se un paziente non risponde al secondo farmaco, passare ad un altro farmaco o aggiungerne uno è efficace in 1 caso su 5. Se un farmaco antidepressivo non funziona, può significare che il farmaco non è adatto o che la diagnosi non è corretta, cioè che si tratta di un disturbo bipolare e questo succede a 1-2 pazienti su 10 con diagnosi di depressione maggiore, che avranno un episodio ipomaniacale o maniacale entro 5-6 anni. Frequentemente, ricostruendo la storia del paziente è possibile rintracciare episodi ipomaniacali che non sono raccontati ne riconosciuti dal paziente spontaneamente, a differenza di quanto succede per gli episodi depressivi. Se un farmaco antidepressivo non funziona, può dipendere anche dal fatto che il paziente ha un disturbo della tiroide, chiamato ipotiroidismo subclinico, come succede a 1 paziente su 10 che una diagnosi di depressione maggiore e non risponde alla terapia. Chi soffre di depressione dovrebbe avere uno stile di vita sano e regolare e fare regolare attività fisica. Questo stile di vita può essere costruito gradualmente, iniziando da piccoli passi come andare a dormire e alzarsi sempre alla stessa ora, non saltare mai i pasti, dedicarsi alla cura di se e della casa, fare una breve passeggiata ogni giorno. La guarigione può essere vista come un sentiero fatto di piccoli passi che sono possibili, anche se sono difficili. La depressione toglie energia, speranza, voglia di fare e rende difficile fare ciò che è utile per stare meglio. Guarire dalla depressione richiede azione, ma l'azione sembra impossibile a chi soffre di depressione. La chiave per guarire è partire da piccoli obiettivi da portare avanti con regolarità ogni giorno. Fare attività fisica regolare è un potente antidepressivo, anche se è in genere l'ultima cosa che chi soffre di depressione vuol fare. Dopo decenni di studi, è stato dimostrato che un esercizio fisico regolare può ridurre e prevenire l'ansia e la depressione ed è efficace come la terapia farmacologica. Uno studio condotto nell'Università di Austin nel Texas nel 2006 (Johns Hopkins Health Alerts) ha dimostrato che nei pazienti con depressione maggiore trenta minuti di camminata a passo svelto sul tapis roulant sono più efficaci del riposo nel determinare una sensazione di benessere e di energia che dura fino ad un'ora dopo. • Attività aerobica moderata, continua e ritmica senza competizione (camminare, pedalare, ballare, nuotare e fare yoga); • Attività fisica graduale, regolare e breve: anche 10 minuti di camminata o pedalata possono migliorare l'umore. La depressione cambia l'atteggiamento e il modo di pensare di una persona. La disperazione, l'indifferenza, la rabbia, l'impazienza possono essere sintomi e richiedono tolleranza e pazienza. Familiari e amici possono incoraggiare con pazienza il loro caro a credere che supererà questo momento , aiutandolo a ricordare che la malattia riduce la capacità di reagire e che ha ancora la forza per guarire, anche se è molto stanco. Il ruolo di familiari e amici è aiutare la persona che soffre di depressione a ricostruire un'immagine positiva di se. L'aiuto concreto che si può dare a chi soffre di depressione è pratico e consiste nel dare un supporto quotidiano necessario per mantenere abitudini regolari nel sonno, nell'alimentazione, nell'attività fisica, nell'evitare alcol e farmaci non prescritti. Anche quando si hanno i primi miglioramenti, i sintomi della depressione possono causare un atteggiamento del tipo ''è tutto inutile'', che è un altro sintomo della malattia. Familiari e amici devono ricordare al loro caro che si tratta solo di una fase e che è possibile cambiare insieme la situazione. Familiari e amici possono aiutare il loro caro a individuare gli obiettivi da raggiungere e sottolineare le sue capacità e possono incoraggiarlo a resistere e a mantenere le buone abitudini conquistate. La chiave per la guarigione è fare un passo per volta e molti piccoli passi fanno un grande cambiamento. I primi passi riguardano la cura di se, il sonno, l'alimentazione e l'attività fisica. I passi successivi riguardano il lavoro o lo studio. E' importante avere aspettative realistiche e non forzare le tappe • Non sei solo, hai il mio aiuto; • So che hai una vera malattia che causa questi pensieri e sentimenti; • Forse non mi crederai ora, ma starai meglio in seguito; • Forse non capisco bene come stai, ma mi importa di te e voglio aiutarti; • Quando pensi di non farcela più, cerca di resistere ancora un minuto in più; • Tu sei importante per me, la tua vita è importante per me; • Dimmi cosa posso fare per aiutarti; • Supereremo questo momento insieme. • E' una tua fissazione; • Momenti così capitano a tutti; • Andrà tutto bene, non preoccuparti; • Guarda il lato positivo; • Hai così tanto per cui vivere, perchè vuoi morire?; • Non so più cosa dirti; • Non sei normale; • Sarebbe ora di smetterla. Disturbo bipolare La depressione e il disturbo bipolare non sono ereditari ma dipendono da fattori genetici che causano una maggiore sensibilità allo stress. Nei gemelli identici, che hanno gli stessi geni, se uno ha un disturbo dell'umore l'altro ha 1 possibilità su 2 di avere lo stesso disturbo nel corso della vita, mentre nel caso dei fratelli non gemelli la possibilità di avere lo stesso disturbo è 1 su 5. Se uno dei genitori ha il disturbo bipolare, il rischio per il figlio è 1 a 5 che diventa 1 a 2 se entrambi i genitori hanno il disturbo bipolare. Uno studio recente descritto sulla rivista Archives of General Psychiatry ha dimostrato che i bambini i cui nonni e genitori hanno una storia di depressione hanno un rischio maggiore di ammalarsi rispetto agli altri bambini. Su 161 bambini, quasi il 60% di quelli i cui nonni e genitori avevano una storia di depressione aveva almeno un disturbo psichico, soprattutto ansia ( Read Alert ). Esistono diversi tipi di disturbo bipolare (disturbo bipolare l, ll, lll) che sono classificati in base alla durata e gravità degli episodi o in base alla causa. Le persone che hanno variazioni dell'umore meno gravi hanno la diagnosi di ciclotimia. Le persone che hanno quattro o più "alti" e/o "bassi" in un anno hanno la diagnosi di disturbo bipolare a cicli rapidi. La frequenza dei cambiamenti di umore può essere maggiore e varia da caso a caso. Disturbo bipolare I Una persona che abbia avuto almeno un episodio maniacale, di solito dopo un episodio depressivo, ha un Disturbo Bipolare I che può influire negativamente sulla sua vita sociale, lavorativa o scolastica. Sono frequenti anche gli stati misti, cioè situazioni in cui una persona ha sia sintomi depressivi sia maniacali ("Sono triste e ho pensieri veloci", "Sono triste e non riesco a stare fermo") e le forme con irritabilità prevalente. Disturbo bipolare II Una persona che abbia episodi di depressione maggiore alternati a episodi di ipomania, una forma più leggera e breve di mania, ha un Disturbo Bipolare II. Di solito l'ipomania inizia con un minore bisogno di sonno, con aumento dell'energia e dell'attività o creatività e della fiducia nelle proprie capacità che può diventare impulsività e irritabilità. Questi episodi possono non interferire in modo grave con la vita di ogni giorno. La differenza tra ipomania e mania sta nella durata minore (almeno 4 giorni nell'ipomania, almeno 7 giorni nella mania) e nella minore gravità dei sintomi. Ciclotimia Una persona con ciclotimia ha frequenti episodi di ipomania e sintomi depressivi con intervalli di stabilità dell'umore nell'arco di due anni. E' una forma meno grave di disturbo bipolare, anche se può compromettere la capacità di raggiungere gli obiettivi nella vita. Disturbo Bipolare a Cicli Rapidi Una persona con quattro o più episodi di variazione dell'umore in un anno, con passaggio dalla depressione all'ipomania o alla mania o a uno stato misto con brevi periodi di stabilità, ha un Disturbo Bipolare a Cicli Rapidi. Le variazioni dell'umore possono essere più frequenti e presentarsi più volte nell'arco di un mese, una settimana, un giorno (Disturbo Bipolare a Cicli Ultrarapidi). L'uso eccessivo di antidepressivi può aumentare la frequenza degli episodi e peggiorare la prognosi. Questo può succedere spesso perchè le persone colpite da Disturbo Bipolare spesso hanno una diagnosi di Depressione Maggiore in quanto gli episodi di ipomania non vengono riferiti spontaneamente dal paziente. Disturbo Bipolare da Condizione Medica Quando i sintomi di mania, ipomania, depressione, misti dipendono da un'altra malattia come un disturbo della tiroide o un ictus, il disturbo dell'umore guarisce curando la malattia sottostante. Disturbo Bipolare III Quando i sintomi di ipomania o mania non sono spontanei ma si hanno quando una persona sta prendendo un antidepressivo, si parla di disturbo bipolare III. Si tratta in genere di stress, stanchezza, lavoro o studio eccessivi, senza pause adeguate. Si può trattare anche di cambiamenti positivi come un nuovo lavoro, un trasloco, il matrimonio, la nascita di un figlio. Gli episodi possono presentarsi in una stagione particolare (gli "alti" sono più frequenti d'estate) o in ricorrenze di eventi particolari. Per ridurre lo stress è necessario avere un'alimentazione bilanciata, evitare alcol e caffè, dormire regolarmente, programmare pause, momenti di svago e vacanze evitando di far tardi se non è possibile recuperare il sonno, fare attività fisica regolare e moderata. I primi segni di un episodio di depressione sono svegliarsi prima del solito con la sensazione di non aver riposato, sentirsi stanchi e svogliati con difficoltà a fare ciò che si dovrebbe, avere meno appetito e interesse per il sesso, avere dolori come mal di testa, mal di schiena, mal di stomaco e/o avere ansia e attacchi di panico. I primi segni di un episodio maniacale o ipomaniacale sono simili, cambia la loro intensità. Di solito svegliarsi prima del solito senza sentirsi stanchi è uno dei primi segni, seguito da iperattività, ansia o irritabilità. Infine, i pensieri diventano più veloci. Può essere difficile individuare questi segni, nonostante siano semplici, perchè il senso di benessere o efficienza è aumentato e la capacità di giudizio è ridotta nelle fasi acute del disturbo bipolare. Chi soffre di depressione e disturbo bipolare dovrebbe avere uno stile di vita sano e regolare e fare regolare attività fisica. Questo stile di vita può essere costruito gradualmente, iniziando da piccoli passi come andare a dormire e alzarsi sempre alla stessa ora, non saltare mai i pasti, dedicarsi regolarmente e per gradi alla cura di sè e della casa, fare una breve passeggiata ogni giorno. La guarigione può essere vista come un sentiero fatto di piccoli passi che sono possibili, anche se sono difficili. Avere un familiare o un amico colpito da Depressione o Disturbo Bipolare è difficile. Il comportamento della persona colpita diventa imprevedibile e incomprensibile. Durante un episodio di mania o ipomania è possibile che familiari e amici assistano a uno, più o tutti gli atteggiamenti che seguono: ridotto bisogno di sonno, espansività, eccessiva sicurezza in se stessi, grandiosità, atteggiamento polemico, irritabilità, linguaggio più veloce e meno coerente, maggiore interesse per il sesso, maggiore interesse per la religione, maggiore interesse per i viaggi, comportamenti di spesa eccessivi, aumento del fumo, aumento dell'uso del telefono o delle comunicazioni per posta o posta elettronica. Quando sono presenti sia sintomi maniacali o ipomaniacali che sintomi depressivi, si parla di stato misto che in genere è caratterizzato da irritabilità, agitazione, irrequietezza con aumento della velocità del pensiero. Durante uno stato misto il comportamento è disorganizzato e agitato e predominano l'ansia, l'insonnia e la perdita dell'appetito. Durante un episodio di depressione, la persona colpita è rallentata nel pensiero e nel movimento, non riesce a concentrarsi e si sente come se fare la cosa più semplice fosse uno sforzo estremo. Si lamenta spesso di dolori e sintomi fisici (mal di stomaco, mal di testa) ma possono essere presenti anche sintomi di ansia e panico. I suoi pensieri possono essere dominati da tristezza, colpa, inutilità e perdita. Il comportamento di una persona colpita da disturbo bipolare influisce molto sulla sua vita di relazione. Non è facile per familiari e amici stare vicino ad una persona che può essere spesso imprevedibile, rabbiosa, irrequieta o che agisce senza pensare. Non è facile evitare di reagire agli scatti o alle provocazioni che sembrano qualcosa di personale o intenzionale. Familiari e amici spesso si sentono rifiutati in ogni tentativo che fanno per stare vicino al loro caro e non sanno come comportarsi. Conoscere il disturbo bipolare è il modo migliore per aiutare una persona cara che ne è colpita. La guarigione dalla depressione e dal disturbo bipolare è fatta di alti e bassi, come la malattia. Durante la fase acuta, chi soffre di depressione o disturbo bipolare si sente schiacciato e confuso dalla malattia. Una fase acuta di mania o depressione può avere conseguenze devastanti sulla vita di una persona e rendere necessario un ricovero in ospedale, causando confusione, vergogna, colpa e insicurezza nel paziente e nei suoi familiari. Bisogna ricordare che si tratta di una malattia che cambia la capacità di prendere decisioni e che non può essere controllata con uno sforzo di volontà. Familiari e amici possono essere d'aiuto se hanno un atteggiamento fermo, paziente e comprensivo, senza contrastare le affermazioni e gli atteggiamenti incomprensibili del loro caro. Dopo la fase acuta, chi soffre di depressione o disturbo bipolare sente che la vita non sarà più la stessa. La depressione cambia l'atteggiamento e il modo di pensare di una persona. La disperazione, l'indifferenza, la rabbia, l'impazienza possono essere sintomi e richiedono tolleranza e pazienza. Familiari e amici possono incoraggiare con pazienza il loro caro a credere che supererà questo momento , aiutandolo a ricordare che la malattia riduce la capacità di reagire e che ha ancora la forza per guarire, anche se è molto stanco. Il ruolo di familiari e amici è aiutare la persona che soffre di depressione e disturbo bipolare a ricostruire un'immagine positiva di sè. L'aiuto concreto che si può dare a chi soffre di depressione e disturbo bipolare è pratico e consiste nel dare un supporto quotidiano necessario per mantenere abitudini regolari nel sonno, nell'alimentazione, nell'attività fisica, nell'evitare caffè, alcol e farmaci non prescritti. Anche quando si hanno i primi miglioramenti, i sintomi della depressione e del disturbo bipolare possono causare un atteggiamento del tipo " è tutto inutile", che è un altro sintomo della malattia. Familiari e amici devono ricordare al loro caro che si tratta solo di una fase e che è possibile cambiare insieme la situazione. Familiari e amici possono aiutare il loro caro a individuare gli obiettivi da raggiungere e sottolineare le sue capacità e possono incoraggiarlo a resistere e a mantenere le buone abitudini conquistate. La chiave per la guarigione è fare un passo per volta e molti piccoli passi fanno un grande cambiamento. I primi passi riguardano la cura di sè, il sonno, l'alimentazione e l'attività fisica. I passi successivi riguardano il lavoro o lo studio. E' importante avere aspettative realistiche e non forzare le tappe. • Non sei solo, hai il mio aiuto; • So che hai una vera malattia che causa questi pensieri e sentimenti; • Forse non mi crederai ora, ma starai meglio in seguito; • Forse non capisco bene come stai, ma mi importa di te e voglio aiutarti; • Quando pensi di non farcela più, cerca di resistere ancora un minuto in più; • Tu sei importante per me, la tua vita è importante per me; • Dimmi cosa posso fare per aiutarti; • Supereremo questo momento insieme. • E' una tua fissazione; • Momenti così capitano a tutti; • Andrà tutto bene, non preoccuparti; • Guarda il lato positivo; • Hai così tanto per cui vivere, perchè vuoi morire?; • Non so più cosa dirti; • Non sei normale; • Sarebbe ora di smetterla. La cosa più difficile per una persona con disturbo bipolare è accettare una diagnosi che riduce la sensazione di avere il controllo della sua vita. E' davvero difficile accettare di essere vulnerabili e di poter avere un altro episodio. Quando una persona con disturbo bipolare raggiunge la stabilità dopo un episodio acuto, può essere portata a credere di essere guarita per sempre e può decidere di non prendere più i farmaci. Questo atteggiamento di sfida alla malattia e alla diagnosi può anche dipendere dal fatto che la stabilità è apparente e in realtà la persona è convinta di non avere più bisogno della terapia perchè ha un "alto". Spesso la decisione di non prendere più i farmaci viene presa senza averne parlato con il medico e ciò peggiora la situazione , perchè una sospensione brusca può essere più pericolosa di una graduale. Se una persona vuol smettere di prendere la terapia, è bene invitarla a parlare direttamente con il medico della sua decisione, in modo da conoscere i pro e i contro. Durante un episodio maniacale o depressivo, però, può succedere che una persona rifiuti ogni contatto con il medico. E' importante stare vicino con pazienza alla persona che si trova in quella fase e cercare di convincerla di rivolgersi al medico. Disturbo della immagine • Aiutare chi soffre del disturbo a ricordare che si tratta di un problema d'ansia sul suo aspetto fisico, con atteggiamento paziente. • Aiutare chi soffre del disturbo a dare un diverso significato al suo aspetto fisico complessivo, senza limitarsi ad una parte. • Aiutare chi soffre del disturbo a fare una lista di tutto ciò che evita a causa del difetto che pensa di avere e di tutte le strategie o rituali che usa per il suo problema e sottolineare che a lungo andare non risolvono l'ansia. • Incoraggiare chi soffre del disturbo a tenere un diario dei suoi rituali per iniziare ad affrontarli uno alla volta, iniziando da quelli che causano meno tensione. Litio La terapia con il litio può durare a lungo, perchè questo farmaco non solo cura i sintomi, ma evita anche che i sintomi del disturbo bipolare possano ripresentarsi. Chi inizia a prendere il litio potrebbe dover continuare la terapia per due-tre anni o anche più a lungo, in base alla storia dei suoi sintomi. E' importante che tu prenda il litio ogni giorno, per mantenere il suo effetto positivo. Il litio non dà dipendenza e astinenza, ma alcune persone possono avere problemi se smettono di prenderlo in modo troppo rapido. No! E' molto pericoloso smettere bruscamente di prendere il litio, anche se stai meglio. E' stato dimostrato, infatti, che se smetti di prendere il litio rapidamente (cioè nel giro di 1-14 giorni) hai 1 possibilità su 2 di avere una ricaduta entro 6 mesi e 9 possibilità su 10 di avere una ricaduta entro 3 anni. Se decidi di interrompere la terapia con il litio, devi parlarne con il tuo medico e sapere che deve essere un'interruzione lenta e graduale, almeno in 4 settimane e preferibilmente in 3-6 mesi. Se hai dimenticato una dose di litio, prendila appena te ne accorgi, a meno che non sia quasi ora della dose successiva ed in tal caso non cercare di rimediare prendendo due o più dosi invece di una, perchè potresti avere effetti spiacevoli. Se hai dimenticato più di una dose di litio, parlane con il tuo medico e riprendi il tuo schema normale di terapia. Se dimentichi una dose ogni tanto, cioè una o due volte in poche settimane, è difficile che tu rischi una ricaduta. • Vedere tutto molto sfocato • Avere diarrea e/o vomito • Perdere l'equilibrio • Avere difficoltà a parlare • Avere tremore a grandi scosse • Essere impacciati e goffi • Avere molta più sete o urinare molto più spesso • Essere molto confusi, rallentati o svogliati Se hai uno qualunque di questi sintomi, parlane subito con il tuo medico... Evita di sudare molto, di stare in luoghi molto caldi e di fare la sauna, perchè la perdita di acqua potrebbe aumentare il livello di litio nel sangue e anche gli effetti tossici. Il livello di litio necessario per avere un equilibrio tra effetti terapeutici ed effetti collaterali cambia da caso a caso, ma in generale possiamo dire che: <0.4 mmol/L è considerato inferiore al livello minimo efficace. 0.4-0.6 mmol/L è considerato inferiore al livello minimo, anche se alcune persone hanno comunque un effetto positivo, con scarsi effetti collaterali, ma il rischio di ricadute è maggiore. 0.6-1.0 mmol/L è il livello minimo raccomandato per il controllo dei sintomi e la prevenzione delle ricadute; gli effetti collaterali possono aumentare con la dose. 1.0-1.2 mmol/L è il livello talvolta usato per il controllo dei sintomi gravi di mania e ipomania. > 1.2 mmol/L è considerato eccessivo, con un aumento del rischio di effetti collaterali, anche gravi. E' meglio evitare di guidare all'inizio della terapia con litio, perchè nei primi giorni e settimane potresti essere rallentato, stordito e confuso. Se prendi il litio, puoi bere una modesta quantità di alcool, come un bicchiere di vino o birra, perchè una quantità maggiore potrebbe modificare la quantità di litio nel sangue e farti sentire stordito. Se prendi il litio, devi evitare il caffè e le bibite che contengono caffeina e devi evitare di fare una dieta a basso contenuto di sale, perchè questo potrebbe aumentare il livello di litio nel sangue, con il rischio di effetti tossici. Diversi farmaci, come gli antiasmatici, i diuretici e gli antidolorifici, possono aumentare il livello di litio nel sangue, con il rischio di effetti tossici. Se hai bisogno di un antidolorifico, l'unico farmaco sicuro da prendere è il paracetamolo. Gli altri farmaci antidolorifici e antiinfiammatori, come l'aspirina e l'ibuprofene, infatti, possono aumentare il livello di litio nel sangue, con il rischio di effetti tossici. Sì. Il litio non modifica l'efficacia della pillola. Il litio è lo stabilizzante dell'umore più sicuro in gravidanza, nonostante aumenti di 20-40 volte il rischio di gravi malformazioni del cuore del feto, in particolare dell'anomalia di Ebstein. E' possibile stabilire se questa anomalia è presente con un'ecocardiografia del feto, alla 16-18 settimana. Il rischio di questa malformazione nella popolazione generale riguarda 1 caso su 20.000 gravidanze, mentre nel caso di terapia con litio il rischio aumenta a 1-2 casi su 1000 gravidanze, cioè riguarda lo 0,05-0,1% delle gravidanze, valore che è comunque basso, considerando che il rischio di gravi malformazioni di varia natura durante la gravidanza di una donna che non prende farmaci è pari al 3% mediamente. Dal momento che il rischio di tossicità per il feto in caso di terapia con litio riguarda il primo trimestre di gravidanza, è possibile, se il tuo disturbo dell'umore è stabile, programmare la gravidanza dopo aver scalato e poi interrotto lentamente e gradualmente la terapia con litio, con la possibilità di riprendere la terapia dopo il primo trimestre, ma questa opzione dovrebbe essere discussa con il tuo psichiatra. In caso di agitazione o irritabilità durante la eventuale sospensione della terapia con il litio, potresti assumere lorazepam, un ansiolitico considerato sicuro nel primo trimestre di gravidanza, ma anche di questo dovresti discutere con il tuo psichiatra. E' importante programmare la gravidanza se prendi il litio perchè: • quando scopri di essere rimasta incinta, se smetti bruscamente di prendere il litio, hai 1 possibilità su 2 di avere una ricaduta; • quando scopri di essere rimasta incinta, è possibile che sia troppo tardi, cioè che nelle prime settimane di gravidanza il litio abbia già eventualmente causato una malformazione, rischio che comunque è raro e può essere scoperto con un'ecocardiografia del feto. Ossessioni e compulsioni Il disturbo ossessivo - compulsivo (DOC) non è ereditario, ma tende a colpire più membri della stessa famiglia, spesso quando sono presenti movimenti involontari bizzarri (tic) e ciò ha portato a considerare le ossessioni come tic del pensiero. Esiste una predisposizione genetica, dato che il 30% dei parenti di primo grado di chi soffre del disturbo ha un problema simile. Le cause del disturbo ossessivo - compulsivo (DOC) sono biologiche e psicologiche. Le cause biologiche del DOC finora documentate comprendono cambiamenti del metabolismo di alcune regioni del cervello, chiamate i nuclei della base e la corteccia orbito - frontale , come è stato dimostrato da molti studi condotti con PET, MRf e SPECT, strumenti diagnostici che "vedono" e "fotografano" la struttura e il metabolismo del corpo. I nuclei della base sono una regione del cervello che, in condizioni normali, funziona come un "meccanismo di controllo" che permette che i nostri movimenti e pensieri siano fluidi. Un aumento dell'attività dei nuclei della base porta a movimenti involontari, come i tic, e probabilmente anche a pensieri involontari, come le ossessioni e le compulsioni, che possono essere considerate come tic del pensiero. La corteccia orbito - frontale è una regione del cervello che, in condizioni normali, è coinvolta nella valutazione delle conseguenze dei nostri comportamenti e nelle nostre risposte emotive. Un aumento dell'attività della corteccia orbito - frontale, come succede nelle persone che soffrono di disturbo ossessivo - compulsivo, causa una reazione di "allarme" costante e forti risposte emotive, anche di fronte a situazioni considerate innocue dalla maggior parte delle persone. Le cause psicologiche del DOC comprendono un eccesso di: importanza attribuita ai pensieri (chi soffre del disturbo è convinto che il solo fatto di aver pensato ad una cosa la renda vera o probabile), senso di responsabilità (chi soffre del disturbo è convinto che sia una sua responsabilità evitare le conseguenze possibili di un suo pensiero), convinzione di poter controllare i pensieri (chi soffre del disturbo è convinto di poter annullare un pensiero negativo con un rituale, un altro pensiero o un'azione), importanza del pericolo attribuito all'ansia (chi soffre del disturbo vede l'ansia come un'emozione spiacevole, stabile e costante, e non come un'emozione che, invece, tende a limitarsi spontaneamente, dopo aver raggiunto un picco). Familiari e amici possono essere di grande aiuto alle persone che soffrono di Disturbo Ossessivo-Compulsivo, se conoscono alcuni consigli utili: • Lasciare che chi soffre del disturbo spieghi i suoi problemi, che sono reali per quanto non lo sembrino, diminuisce il senso di colpa e vergogna. • Ricordare che i sintomi per quanto strani o estremi non fanno parte del carattere, non sono una colpa e non possono essere controllati con la volontà ma sono parte di un disturbo curabile. • Incoraggiare la persona che soffre di Disturbo Ossessivo-Compulsivo a cercare un aiuto specialistico e a portare avanti il programma di cura, nonostante le difficoltà e sottolineare ogni miglioramento, anche minimo. • Ricordare che i sintomi sono variabili e possono migliorare o peggiorare da un giorno all’altro, soprattutto in situazioni di stress, prima di avere un risultato stabile. • Lo stile di vita della famiglia non deve essere cambiato in funzione delle ossessioni e delle compulsioni di chi soffre del disturbo. • Non aiutare la persona che soffre del disturbo nei suoi rituali ma incoraggiarla, con pazienza, a resistere. Schizofrenia La schizofrenia non è ereditaria, ma i geni sono responsabili del 50% del rischio di sviluppare questo disturbo. Chi ha un genitore con la schizofrenia ha un rischio di 1 su 10, 10 volte superiore a quello di chi non ha una storia familiare di schizofrenia. Chi ha un gemello non identico con la schizofrenia ha un rischio di 1 su 7 di avere lo stesso disturbo. Chi ha un gemello identico con la schizofrenia ha invece un rischio di 1 su 2 di avere lo stesso disturbo. La causa della schizofrenia non è conosciuta, ma gli esperti ritengono che la schizofrenia dipenda da una combinazione di fattori biologici, psicologici e ambientali che causa una maggiore sensibilità allo stress. Il fattore biologico più conosciuto è un'anomalia dei messaggeri chimici del cervello che è responsabile del cambiamento del pensiero, dell'umore e del comportamento e che ha una base genetica. Un altro fattore biologico è rappresentato da alcune differenze nella struttura e nelle dimensioni del cervello di chi soffre di schizofrenia, come confermato da studi radiologici. Senza una terapia adeguata, il cervello delle persone con schizofrenia tende ad atrofizzarsi progressivamente ad ogni episodio acuto, come dimostrato da studi radiologici. Un altro fattore biologico considerato è la presenza di un'infezione da virus Herpes durante la gravidanza, che aumenta di 6 volte il rischio di sviluppare la schizofrenia. Un evento stressante o traumatico (come un incidente stradale, la perdita del lavoro, difficoltà nel lavoro o nello studio, una separazione o un lutto) può scatenare un episodio acuto, come l'uso di cannabis, LSD, ecstasy, amfetamine e crack. Un aspetto psicologico dei sintomi psicotici, come il delirio, è considerarli un mezzo che la persona usa per combattere profondi sentimenti di vergogna e inadeguatezza e può essere utile cercare quali particolari fattori stressanti o esperienze di vita abbiano scatenato per la prima volta i sintomi. Spesso chi soffre di schizofrenia usa alcol e droghe per sopportare i sintomi. L'uso di alcol e droghe da strada come ecstasy, LSD, amfetamine e crack può peggiorare i sintomi in una persona che soffre di schizofrenia e può scatenare l'inizio della schizofrenia in una persona vulnerabile. L'uso di cannabis raddoppia il rischio di sviluppare la schizofrenia, soprattutto se si inizia durante i primi anni dell'adolescenza. Se l'uso di cannabis durante l'adolescenza è stato frequente (superiore a 50 volte), il rischio di sviluppare la schizofrenia aumenta di 6 volte. L'uso di queste droghe aumenta il livello di un messaggero chimico nel cervello, chiamato dopamina, che è responsabile dei sintomi positivi. I sintomi psicotici positivi dipendono dall'aumento dei livelli di dopamina nel cervello che interrompe i meccanismi che controllano le funzioni più importanti, come la memoria, le emozioni, il comportamento sociale, la consapevolezza di sè. 1 persona su 3 conduce una vita praticamente normale, a cinque anni dal primo episodio. 1 persona su 3 continua a presentare sintomi, ma è in grado di vivere in società. 1 persona su 3 ha un quadro clinico grave e ha bisogno di ricoveri frequenti. Attualmente, molte persone che soffrono di schizofrenia riescono a sistemarsi, a mantenere un lavoro, ad avere una famiglia. Questo dipende da alcuni fattori come l'età tardiva di inizio dei sintomi, un inizio acuto, il sesso femminile, la presenza di sintomi positivi (che rispondono meglio alla terapia), una buona vita sociale, lavorativa e sessuale prima della malattia, la presenza di una rete di sostegno emotivo e pratico (famiglia, amici). La schizofrenia può rendere difficile affrontare le necessità della vita di ogni giorno, anche dopo che i sintomi positivi sono sotto controllo. Quando la malattia dura da molto tempo senza una terapia adeguata, chi soffre di schizofrenia può perdere completamente la capacità di essere autonomo e avere cura di sè e può trovare molto difficile fare cose semplici come lavarsi, fare la spesa, fare una telefonata o una passeggiata, o parlare con un amico. Chi soffre di schizofrenia dovrebbe avere uno stile di vita sano e regolare e fare regolare attività fisica. Questo stile di vita può essere costruito gradualmente, iniziando da piccoli passi come andare a dormire e alzarsi sempre alla stessa ora, non saltare mai i pasti, dedicarsi alla cura di sè e della casa, fare una breve passeggiata ogni giorno. Il miglioramento può essere visto come un sentiero fatto di piccoli passi che sono possibili, anche se sono difficili. Dopo decenni di studi, è stato dimostrato che un esercizio fisico regolare può ridurre e prevenire l'ansia e migliora l'efficacia della terapia farmacologica. Quale attività fisica è efficace nella schizofrenia? • Attività fisica graduale, regolare e breve: anche 10 minuti di camminata o pedalata possono migliorare l'umore e l'ansia • Attività aerobica moderata, continua e ritmica senza competizione (camminare, pedalare, ballare, nuotare e fare yoga). Quanto più a lungo una persona rimane senza una terapia, tanto maggiore è l'impatto della schizofrenia sulla sua vita e sulla sua capacità di autonomia. Senza una terapia, la presenza di sintomi positivi e depressivi aumenta il rischio di suicidio, che riguarda 1 persona schizofrenica su 2. E'' necessario prendere i farmaci per ridurre l'impatto dei sintomi sulla propria vita ed è ragionevole aspettarsi che i farmaci: • riducano gradualmente deliri e allucinazioni, nell'arco di alcune settimane; • aiutino a pensare in modo più chiaro e lucido; • aumentino la voglia di fare e la capacità di avere cura di sè. I farmaci antipsicotici sono disponibili in compresse, capsule, soluzione e può essere necessario prenderli più di una volta al giorno, in base a quanto dura il loro effetto. Esistono anche farmaci antipsicotici che possono essere somministrati con un'iniezione a rilascio prolungato ogni 2, 3, 4 settimane, per chi non vuole o non riesce ad essere costante con le altre forme di farmaci antipsicotici. Gli antipsicotici funzionano bene nella maggior parte dei casi, cioè in 4 persone su 5, e controllano i sintomi ma non curano la malattia, perciò è necessario prenderli a lungo per evitare le ricadute. Se una persona smette di prendere un farmaco antipsicotico che aveva funzionato, i sintomi torneranno nell'arco di 6 mesi circa ed in tal caso l'effetto dello stesso farmaco potrà essere più lento o meno efficace rispetto a quanto era successo prima. I sintomi psicotici possono migliorare in una settimana, ma potrebbero essere necessarie alcune settimane di trattamento per avere un effetto pieno sul comportamento, sul pensiero e sulle reazioni emotive. Di solito, è necessario attendere 4-6 settimane per vedere l'efficacia di un farmaco antipsicotico, ma in pratica in alcuni pazienti possono essere necessarie 16-20 settimane per avere una buona risposta, soprattutto per quanto riguarda i sintomi cognitivi. E' in genere necessario prendere i farmaci antipsicotici per un lungo periodo di tempo e continuare il trattamento finchè si raggiunge un grado di miglioramento stabile. Dopo il primo episodio di psicosi, è necessario continuare il trattamento per almeno un anno, una volta raggiunto un grado di miglioramento soddisfacente. Dopo il secondo episodio di psicosi e i successivi, può essere necessario un trattamento a tempo indeterminato. Se si interrompe la terapia, di solito i sintomi torneranno, non immediatamente, ma nel giro di 6 mesi circa. Se si decide di interrompere la terapia o di ridurre la dose del farmaco, è necessario sapere che questo causerà il peggioramento progressivo dei sintomi, anche quelli che erano sotto controllo, ed è opportuno parlarne con il medico in modo da farlo almeno in modo graduale. I farmaci sono molto utili, ma non sono sufficienti ed è opportuno ricorrere anche alla psicoterapia, per stabilizzare il miglioramento dei sintomi. Il supporto emotivo e pratico di familiari e amici è fondamentale, perchè consente di creare uno stile di vita cadenzato e regolare, che aumenta l'effetto dei farmaci, e riduce il livello di stress, che scatena e peggiora i sintomi. Non è possibile sapere in anticipo quale farmaco antipsicotico funzionerà meglio nel singolo caso, perciò possono essere necessari alcuni tentativi per trovare il farmaco più adatto. Con l'eccezione della clozapina, attualmente non è possibile affermare che esistano grandi differenze, in termini di efficacia, tra i vari antipsicotici. La clozapina è più efficace degli altri antipsicotici, ma a causa della possibilità di effetti collaterali gravi (riduzione della funzione del midollo osseo con facilità alle infezioni e convulsioni, principalmente) può essere considerata solo se almeno due farmaci antipsicotici (di cui uno di nuova generazione) sono stati usati per almeno 6-8 settimane, senza una risposta adeguata. La psicoterapia cognitivo-comportamentale è utile nelle persone che stanno prendendo i farmaci, ma non esistono per ora dati che documentino la sua efficacia in assenza di farmaci. La psicoterapia cognitivo-comportamentale è ora oggetto di studio per capire se le forme iniziali di schizofrenia possano essere trattate solo in questo modo, con successo. Può essere difficile accorgersi di ciò che succede a una persona cara che soffre di schizofrenia. Familiari e amici riferiscono che all'inizio il loro caro sembra strano, distante o solo diverso, è meno attivo ed evita il contatto con gli altri, spesso dorme di giorno e sta sveglio tutta la notte. Chi soffre di schizofrenia non sempre parla delle sue idee deliranti o delle voci che sente, ma può avere atteggiamenti particolari, per esempio distogliere improvvisamente lo sguardo come se sentisse qualcosa. Familiari e amici possono notare che quando parlano con il loro caro, lui/lei fa fatica a capire e risponde con difficoltà. Questo cambiamento può essere considerato un atteggiamento ribelle o pigro e ogni tentativo di correggerlo fallisce. Dopo la diagnosi, familiari e amici possono aiutare il loro caro in modo pratico, diventando un supporto continuo nella vita di ogni giorno e imparando a riconoscere i primi segni delle ricadute, che sono simili all'inizio della malattia, cioè agitazione, isolamento, sospettosità, difficoltà nella concentrazione, nel sonno, nella cura di sè e nell'alimentazione. Un segno di ricaduta può essere l'uso di alcol, tabacco e droghe. Familiari e amici dovrebbero imparare a conoscere la malattia per poter aiutare il loro caro in modo pratico, cioè ad avere una vita con abitudini sane e regolari e senza stress, per quanto possibile. Familiari e amici dovrebbero ricordare che ogni tentativo di discutere o contrastare il delirio del loro caro può invece renderlo più forte e che non sempre è necessario rispondere in modo razionale, ma è opportuno ascoltare con attenzione e mostrare comprensione a proposito di ciò che tormenta il loro caro. Familiari e amici dovrebbero evitare ogni atteggiamento critico, polemico, apertamente ostile, ricordando che il loro caro non è intenzionalmente pigro o distaccato, perchè ogni forma di stress può peggiorare i sintomi. E' importante che chi soffre di schizofrenia eviti lunghi incontri con persone estranee e litigi, perchè lo stress legato a queste situazioni peggiora le voci e i deliri. E' importante però che chi soffre di schizofrenia passi del tempo con gli altri, o ascolti la radio o guardi la televisione, per distrarsi dalle voci. Familiari e amici possono avere un ruolo importante nel recupero dopo un episodio acuto, aiutando il loro caro ad organizzarsi per riprendere gradualmente lo studio o il lavoro, in modo paziente e comprensivo. E' fondamentale che chi soffre di schizofrenia cerchi di avere una vita molto sana e regolare e faccia regolarmente attività fisica, anche solo una passeggiata ogni giorno, perchè questo riduce l'ansia e migliora l'umore. |
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Dr. Silvia Piredda
Psichiatra e Psicoterapeuta per Adolescenti e Adulti |
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